Suicidarsi in carcere

Quattro suicidi in un anno in un carcere nel veronese
Montorio è un comune della Provincia di Verona, che ospita una struttura carceraria, purtroppo assurta alla cronaca per il triste traguardo di quattro suicidi all'interno del penitenziario occorsi in un anno, l'ultimo risalente al marzo scorso.
Don Carlo Vinco, garante dei diritti delle persone private della libertà, ne parla in una relazione che ha presentato al Comune di Verona.
Senza cercare di sminuire altre possibili concause, quello che preme portare alla luce è la correlazione tra il numero di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) effettuati – ben diciassette dall’inizio dell’anno - e l'incremento di suicidi, questo purtroppo riscontrabile non solo in ambito carcerario ma nelle più svariate circostanze in cui un TSO priva della libertà l'individuo e, con mezzi coercitivi e spesso violenti, sottopone la persona all'assunzione di psicofarmaci anche contro la sua volontà, impedendo di fatto una terapia alternativa ai farmaci psichiatrici.
Laddove quindi una problematica personale, sicuramente dura come l'incarcerazione, non avrebbe normalmente così tanti suicidi, l'utilizzo di terapie farmacologiche quali quelle usualmente somministrate durante i TSO può invece portare ad alterazioni mentali gravi. Ad esempio, alcuni farmaci psicotropi utilizzati per i TSO causano devastanti effetti mentali oltre che fisici, tutti riportati in letteratura e nei bugiardini stessi, compreso l’insorgenza di pensieri e azioni suicide e omicide.
Auspichiamo che il Comune di Verona dedichi la dovuta attenzione alle parole del Garante e avvii un’inchiesta per documentare tipologia e dosaggio dei farmaci utilizzati nei TSO a Montorio, in particolare ai quattro che hanno compiuto il gesto estremo.
L’opuscolo “Farmaci Psichiatrici: possono creare violenza e suicidio” contiene informazioni sul collegamento tra farmaci psichiatrici e violenza ed è scaricabile gratuitamente qui.